Oltre l'altare, (abbellito dal paliotto eseguito da Spartaco Leclerc [1935]), e il tabernacolo, ambedue di marmo, progettati anch'essi dal Vanvitelli, domina la grande pala della Mater Misericordiae, di autore ignoto (inizio sec. XVI). La tela (m. 2,60 x 1,90) presenta la Madonna della Misericordia con il mantello aperto e sostenuto da due angioletti, a cui si affiancano, a sinistra, S. Giuliano, patrono di Macerata, e S. Andrea apostolo, protettore della Confraternita degli Schiavoni (Il lirici); e a destra S. Rocco e S. Sebastiano, entrambi invocati contro le epidemie di peste.
La Vergine si erge su un basamento ligneo davanti al quale pregano i devoti. Un loggiato a tre arcate con volte a crociera aperto sul cielo inquadra il gruppo sacro. Due clipei nei peducci delle arcate recano i mezzi busti di S. Giovanni Battista e di S. Francesco, difficilmente spiegabili in questa sede.
La venerata Immagine fu oggetto di grande venerazione e traslata spessissimo in processioni ed esposizioni solenni ad depellendas calamitates, soprattutto dal 1600 fino ai nostri giorni. Fu incoronata solennemente con serto aureo il 25 agosto 1721 dal reverendo Francesco Bussi canonico del Capitolo di S. Pietro in Vaticano.
La tela è protetta da preziosa iconòstasi, eseguita, su disegno del pittore Biagio Biagetti, dal romano Pio Cellini (1928), in rame e bronzo, parte a getto e parte a sbalzo, interamente dorata, con applicazione d'argento dorato e di pietre dure. |